“Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: «Vedi, io ho chiamato per nome Besaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda; l'ho riempito dello Spirito di Dio per dargli sapienza, intelligenza e conoscenza per ogni sorta di lavori, per concepire opere d'arte, per lavorare l'oro, l'argento e il rame, per incidere pietre da incastonare, per scolpire il legno, per eseguire ogni sorta di lavori»” (Esodo 31:1-5).
Questi pochi versi mettono in risalto un personaggio che probabilmente in pochi ricordano, o che comunque raramente viene trattato nelle meditazioni bibliche. Eppure, se partiamo da questi cinque versi e ci spostiamo qualche capitolo più avanti con la lettura, noteremo come questo nome, con una particolare continuità, sia menzionato più volte. La prima cosa che si nota dal testo è che il Signore stesso sceglie quest'uomo e lo riempie di Spirito Santo. Quando ci disponiamo a servire il Signore con tutto il cuore, Egli stesso ci chiama e ci affida l'incarico di lavorare nel Suo campo dandoci tutte le capacità necessarie per svolgere un servizio, qualunque esso sia. In questo caso Dio chiama Besaleel per un incarico sublime, di un'importanza straordinaria: essere il direttore ed esecutore del Tabernacolo, colui che doveva costruire il luogo in cui avrebbe dimorato la presenza di Dio in mezzo al popolo! Quale onore aveva quest'uomo, ma anche quale responsabilità. E non abbiamo anche noi questa responsabilità?
“Anche voi, come pietre viventi, siate edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pietro 2:5). Al verso 2 del capitolo 36 di Esodo leggiamo: ”Mosè chiamò dunque Besaleel e Ooliab e tutti gli uomini abili nei quali il Signore aveva messo intelligenza, tutti quelli il cui cuore spingeva ad applicarsi al lavoro per eseguirlo”. Sotto la direzione di Besaleel vennero fatte tante opere utili per la costruzione del Tabernacolo, e il tutto avvenne nella totale unità e collaborazione.
Proseguendo nella lettura, nei capitoli 37 e 38 di Esodo notiamo un particolare interessante. Mentre prima si parla di uomini che “fecero”, in questi due capitoli vengono descritte tutte le opere eseguite esclusivamente da quest'uomo: l'arca del patto, la tavola dei pani della presentazione, il candelabro d'oro, l'altare dei profumi, l'altare degli olocausti, la conca di rame, il cortile e la porta del cortile. Senza entrare nel merito allo straordinario significato simbolico di ogni opera eseguita, si nota chiaramente come quest'uomo si occupò di costruire ciò che caratterizzava il luogo santissimo, il luogo santo e il cortile, simboli della presenza di Dio, del servizio a Dio e del sacrificio di Gesù. Che compito meraviglioso! Ci sia nel nostro cuore il desiderio di servire il Signore come Egli vuole, e così come Besaleel costruì per il bene del popolo, anche noi vogliamo essere al servizio di Dio affinché altre anime vengano a Gesù, e possano entrare nel “luogo santissimo” della Sua presenza. Allora sì che potremo avere l'approvazione del nostro Signore: “E Mosè vide tutto il lavoro; ed ecco, essi lo avevano eseguito come il Signore aveva ordinato; lo avevano eseguito a quel modo. E Mosè li benedisse.” (Esodo 39:43).